TEATRO STABILE DI INNOVAZIONE GALLERIA TOLEDO

 

IL BACIAMANO

di Manlio Santarelli

con Alessandra D’Elia e Stefano Jotti

regia Laura Angiulli

 

 

Abbiamo deciso di ospitare la compagnia Galleria Toledo con un testo di Manlio Santarelli dal titolo il Baciamano con la regia di Laura Angiulli. La volontà di portare a Milano una compagnia di Napoli con una storia importante radicata nel territorio è l’occasione di vedere uno spettacolo molto intenso e di conoscere l’esperienza della compagnia che attraverso il teatro porta avanti un importante lavoro anche sociale in una zona di Napoli tra le più delicate: i “quartieri spagnoli”.

 

È la Napoli del 1799: per le vie della città la reazione borbonica spegne nel sangue e nella barbarie la disperata resistenza della Repubblica Partenopea. “Finisce così – spiega Santanelli – quel sogno politico e culturale che aveva infiammato il cuore e la mente della migliore gioventù liberale del tempo. Contro un siffatto fondale di ferro e fuoco una popolana, incattivita da un’esistenza fatta di violenze e di miserie, viene fortunosamente a contatto con un gentiluomo Giacobino, tipico esponente del partito in disgrazia. Tra i due s’instaura un complesso rapporto d’incomprensioni e di stizze, ma anche di sorprese e ambiguità. Un’altalena di sentimenti contraddittori fa da sottotesto alle grottesche modalità attraverso le quali due esseri, tanto diversi tra loro, cercano di esplorarsi a vicenda. Spinti, l’uno dal desiderio di gettare comunque un seme da cui possa nascere un mondo migliore, l’altra da un irrisolto bisogno di tenerezza, i due protagonisti riescono alla fine a raggiungere una poetica intesa, nell’illusione di rendere meno spietata l’inevitabile conclusione della vicenda“.

 

Una macchina teatrale che offre spunti di significativo interesse al lavoro degli attori. La trama, pure suggerita da eventi e vicende suffragate da ‘vero storico’, scavalca i limiti dell’etica comune per consegnare l’evento a un ambito d’incredulo stupore, dove l’efferatezza del gesto sfugge alla consuetudine dei percorsi quotidiani e ritaglia ambiti rubati a certo immaginario delle letterature “noir”, lividi paesaggi dove la soglia fra umano e bestiale è tanto da consentire sconfinamenti“.

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Se Mangiare un giacobino si può… Tenero e poetico: è “Il Baciamano”

 

 

Mangiare un giacobino non è peccato, l’hanno chiesto al prete e lui ha negato. Capita cosi che in un fetente basso napoletano dei Quartieri Spagnoli, una popolana si ritrovi a cucinare un giacobino per cena. Peccato che quel signore lì sia un diverso, parla fino, è delicato, elegante, intelligente e illuminato, ha senso dell’onore persino nei confronti di chi sia più in basso di lui. E quando alla fine ci sarà un tenero baciamano, Lazzara, ‘a Janara, non saprà più che fare.

È una fiaba bellissima questo “Il baciamano” che Manlio Santanelli ha scritto partendo dalle cronache del tempo; un soffio delicato che i due interpreti – bravissimi Alessandra D’Elia e Stefano Jotti – reggono a misura. Lo spettacolo – di scena anche stasera al Teatro Libero, da non perdere assolutamente – è portato in scena dalla napoletana Laura Angiulli. Che gioca in casa visto che più che un testo teatrale è un viaggio a ritroso in una lingua saporosa, carnale, carnosa, il napoletano ottocentesco che riempie la bocca. Lazzara lo parla, il giacobino ascolta: è uno scambio irreale, una partita a due che ruota essenzialmente su di lei, popolana che sogna la carrozza di un signore, e invece deve ricadere nei bassifondi della fame più nera dove, appunto, si mangiano i giacobini. È lo sguardo dal basso che vola verso l’alto e si ferma a metà, cadendo all’indietro perché gli mancano gli appigli.

È la fiaba napoletana che Lazzara ad un certo punto propone, è un momento di rara poesia. Tantissimi applausi meritati.

 

Simonetta Trovato

 

GIORNALE DI SICILIA  -  5 APRILE 2014

note di regia

 

Apparentemente un’operina minore, di fatto una macchina teatrale che offre spunti di significativo interesse al lavoro degli attori. La scommessa è nel ritmo serrato dello sviluppo narrativo, nella presenza a tutto tondo dei personaggi chiamati a una prova d’impegnativa adesione. Immaginate una popolana la cui famiglia è afflitta dalla miseria e dalla fame, cui sia stato affidato il compito di preparare il pranzo mettendo in pentola un Giacobino (nobile intellettuale della Rivoluzione Partenopea). Immaginate un Giacobino cui toccherà di finire in brodo come un cappone, o allo spiedo, La trama, suggerita da eventi suffragati da “vero storico” – così come poco credibilmente richiamano alcune cronache dell’epoca – scavalca i limiti della narrazione comune per consegnare la vicenda a un ambito fantasioso, di garbatissima comicità. Un allestimento brioso, vivace, ma non solo. Le allusioni richiamate dal testo – e quindi dalla vicenda in sé, dalla struttura dei personaggi, dalla trama – riportano a certe affermazioni illuministe sull’essere e sulle relative relazioni nel sociale, e suggeriscono un versante interpretativo che va oltre il gioco fine a sé stesso, per un più complesso approccio al “vero sentire”.

 

[Laura Angiulli]

 

LA REPUBBLICA

 

Lei (plebea napoletana cui nel 1799 è dato in consegna, incaprettato, un giacobino della Repubblica Partenopea) deve metterlo sul fuoco, cuocerlo per sfamare la famiglia. Lui (il gentiluomo da cannibalizzare, cui vengono sciolti i legami) a puro scopo fabulatorio e lusingatorio le bacia la mano, suscitando in lei un’emozione da graticola dei sensi, scottandola, cucinandola per le feste. La disputa surreale è Il baciamano di Manlio Santanelli, gemma d’antropofagia e galanteria, in cui Laura Angiulli dirige la brava e animalesca Alessandra D’Elia.”

 

[Rodolfo Di Giammarco]